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OUT OF SIGHT Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 11 dicembre 1998
 
di Steven Soderbergh, con George Clooney, Jennifer Lopez, Michael Keaton (Stati Uniti, 1998)
 
Dopo l'esordio clamoroso a Cannes nel 1989 (Palma d'Oro a vent'anni con SESSO, BUGIE E VIDEOTAPES), e forse proprio a causa di ciò, Steven Soderbergh ha scontato a caro prezzo il proprio debito con la fortuna. E una volta ancora, dopo ben quattro modesti risultati commerciali consecutivi, sembra dovere condizionare il suo indubbio talento ad una sorta di calcolo crudele.

In questo OUT OF SIGHT che è stato finalmente accolto senza polemiche, tutto pare infatti pensato in funzione di una formula troppo magica perché funzioni ad ogni colpo: aver successo, senza abdicare al proprio statuto d'autore.

Le ragioni del successo? La scelta di un genere altamente appetibile come il thriller, di uno stile più che pagante di questi tempi - la violenza tutta per ridere alla Tarantino - (come JACKIE BROWN, il film è tratto da un romanzo di Elmore Leonard), quella di una coppia che più glamour è difficile andare a scovare (il malizioso-seducente-un po' monocorde George Clooney e l'esplosiva Jennifer Lopez scoperta da Oliver Stone in U -TURN), il tono più scanzonato che drammatico della commedia tragicomica alla Cary Grant, il flou sentimentale con la neve che cade fuori dalla finestra in trasparenza con le luci multicolori della metropoli, nella scena che precede quella esasperantemente soft di un sexy largamente sbandierato.

Il cinema d'autore? Un soggetto provocatorio: non la pupa ed il gangster, non l'investigatore e la cliente con in tacchi a spillo, ma la poliziotta dallo spacco a urlo con il bandito buono e un po' sfigato. Una interessante costruzione a flashback che si rifà ad epoche diverse: originale, anche se non proprio chiarissima per raccapezzarsi nella faccenda. Tutta una serie di fermi sull'immagine: piacevolmente disincantata, anche se a dire il vero un po' insistita. O, ancora, sequenze immaginate che si alternano con quelle della realtà, dialoghi (ma come graffia, in confronto, l'irrispetto di Tarantino...) e situazioni controcorrente, ricerca del dettaglio intimo, del taglio insolito.

Molto, per fare di OUT OF SIGHT un encomiabile prodotto di gusto e di ricerca rispetto alle norme che conosciamo. Troppo, per rendere il film in definitiva convincente: per chi ha scelto di stare al gioco come per chi di questo si diletta.


   Il film in Internet (Google)

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